22 miliardi di perdite per gli autori entro il 2028, secondo due indagini di Siae e Cisac. Aumenta invece il giro d'affari di chi produce strumenti e software.
Quanto fa paura ai creativi italiani - autori di testi e musiche per canzoni e opere, scrittori, sceneggiatori, coreografi - l’intelligenza artificiale generativa? Quali timori, speranze, paure e prospettive vedono per il loro mestiere nel giro dei prossimi anni?
Due indagini, condotte da Siae e Cisac, la Confederazione internazionale delle società di autori e compositori di cui anche la Società italiana autori ed editori fa parte, insieme ad altri 226 membri in 116 territori che tutelano i diritti di riproduzione e di esecuzione, provano a rispondere. Wired Italia dà conto di entrambe le ricerche – la prima è stata presentata il 5 dicembre a Roma ed è in pratica una sezione del 15esimo Rapporto Civita - in anteprima.
L'AI generativa impiegata in chiave esplorativa
Iniziamo dall'indagine condotta dalla Siae su un campione di oltre 4.700 autori iscritti: circa la metà degli autori intervistati dichiara di utilizzare correntemente strumenti di intelligenza artificiale ma solo uno su tre ha sperimentato direttamente sistemi di questo tipo. Questa percentuale sale al 54% per chi opera nel settore cinematografico. Nonostante l'utilizzo relativamente diffuso, l'impiego degli strumenti di AI è tuttavia spesso di natura esplorativa: il 60% di chi usa l'AI per generare contenuti testuali lo fa principalmente per raccogliere spunti creativi o mettere a punto testi già esistenti.
Tra gli applicativi più utilizzati spiccano senza sorprese ChatGPT nella sua versione gratuita, impiegato dal 75% degli autori, con un picco dell'80% nell'ambito audiovisivo. Meno frequente l'uso di servizi a pagamento per la generazione di immagini (Midjourney e Dall-E, utilizzati da meno di due creativi su dieci) e audio (Suno AI, 8%), così come GitHub Copilot per la scrittura di codici (8%).
Massima diffidenza per l'AI
Nonostante questa relativa diffusione, persiste la diffidenza degli autori nei confronti dell'AI generativa. Solo una minoranza di intervistati si dichiara infatti interessata e disponibile a sperimentare prodotti e servizi generati da un'intelligenza artificiale. Un atteggiamento nettamente "tecno-scettico" che risulta più marcato rispetto all'approccio decisamente "tecno-ottimista" riscontrato fra la popolazione giovanile intervistata in un’altra sezione del rapporto sempre sugli stessi argomenti.
Circa quattro autori su dieci ritengono che l'AI potrà al massimo integrare la creatività umana, mentre di nuovo uno su tre teme che possa del tutto soppiantare alcune forme di espressione artistica. Solo poco più di un intervistato su dieci (12%) è convinto che la GenAI possa migliorare la creatività umana, offrendo nuovi strumenti espressivi. Anche in questo caso, lo scetticismo regna sovrano e l'intelligenza artificiale è inquadrata come una minaccia assoluta al proprio reddito.
In sintesi, gli autori temono che l’AI possa generare omologazione, erodere i propri guadagni e restringere le opportunità di lavoro. Non a caso, sul piano emotivo la maggior parte degli autori associa all’intelligenza artificiale generativa emozioni e sensazioni negative, come paura e tristezza. Tuttavia, chi utilizza più frequentemente l'AI tende a sviluppare sentimenti più positivi, come sorpresa e speranza. Segno che gli strumenti vanno conosciuti e approfonditi per non cadere nella trappola del tecno-pessimismo, cosa non sempre semplice.
Le proposte per cambiare il disegno di legge del governo sull'intelligenza artificiale
Oltre 400 emendamenti ai 25 articoli del ddl AI in Senato. Dalle autorità di sorveglianza ai fondi per il trasferimento tecnologico, di cosa si discute
Le tutele richieste dagli iscritti Siae
Una delle principali preoccupazioni riguarda naturalmente l'impatto sulla tutela del diritto d'autore, sebbene circa la metà degli intervistati si dichiari disponibile a permettere l'utilizzo delle proprie opere per l'addestramento delle AI, a fronte di un adeguato compenso. Davanti a queste sfide, gli autori richiedono però un chiaro intervento del governo italiano per regolamentare l'uso dell’AI generativa, con il 66% che ritiene necessaria un'armonizzazione a livello internazionale. Circa sette autori su dieci si aspettano inoltre che la Siae collabori attivamente con le istituzioni per tutelare i diritti degli artisti, anche attraverso l'impiego – ironia della situazione - proprio di strumenti di AI per il monitoraggio dello sfruttamento delle loro opere tutelate.
L'impatto economico dell'intelligenza artificiale
La seconda indagine, quella del Cisac, prova a dare una qualche sostanza numerica e finanziaria a questi timori e a queste prospettive. L’organizzazione ha infatti incaricato Pmp Strategy di valutare l'impatto economico dell'intelligenza artificiale generativa sulle industrie creative entro il 2028, con un focus su musica e audiovisivo.
Lo studio affronta tre principali domande: quale sarà la dimensione del mercato delle pubblicazioni generate dall'AI in cinque anni (entro il 2028)? Quali saranno le perdite di fatturato complessive per i creatori entro quello stesso anno? E infine: quali saranno i ricavi dei fornitori di strumenti/servizi di GenAI sempre da oggi al 2028? “Questo, a sua volta, può informare e illuminare il dibattito sui meccanismi di remunerazione che potrebbero essere implementati per garantire una adeguata e giusta remunerazione dei creatori” spiega l’indagine, che adopera una metodologia qualitativa e quantitativa per effettuare queste stime, alimentata da interviste e workshop con oltre 40 professionisti del settore, rappresentativi della catena del valore. Sono stati inizialmente identificati e priorizzati i principali casi d'uso di GenAI, in base al loro potenziale di adozione nei prossimi 3-5 anni e all'impatto economico previsto. Poi sono state costruite ipotesi quantitative sulla base di queste informazioni qualitative e delle proiezioni di mercato.
Per quanto riguarda il comparto musicale, le opere generate dall’AI nel prossimo quinquennio genereranno un giro d’affari di 40 miliardi di euro, attestandosi a 16 miliardi all’anno dal 2028. Per quel momento, canzoni e opere prodotte in modo sostanzialmente automatizzato peseranno per il 20% di tutti i ricavi generati dagli streaming sulle piattaforme e addirittura per il 60% dei ricavi dei cataloghi musicali. L'uso diffuso di strumenti di GenAI durante tutto il processo di produzione di opere musicali potrebbe mettere a rischio il 24% dei ricavi dei creatori entro il 2028. Una perdita cumulativa che, tradotta in soldi, si collocherebbe sui 10 miliardi di euro nei prossimi cinque anni e annuale di 4 miliardi di euro nel solo 2028. L’indagine prevede infine che i servizi di intelligenza artificiale generativa in ambito musicale (sia strumenti/software per il pubblico di massa che professionali) genereranno una crescita esponenziale dei ricavi, raggiungendo una stima di 4 miliardi di euro nel 2028, con un totale cumulativo di 8 miliardi di euro in cinque anni.
Sul lato del mondo audiovisivo, invece, i numeri sono i seguenti: un giro d’affari per i contenuti generati con AI da 48 miliardi di euro nel prossimo quinquennio, un rischio del 21% degli introiti attuali per gli autori di quell’ambito, per un totale di 12 miliardi entro il 2028 e 4,5 solo per quell’anno, con ricavi elevati per chi offre suite e soluzioni di questo tipo. Cioè 13 miliardi in cinque anni, di cui 5 solo nel 2028.
“In un quadro normativo invariato, i creatori non trarranno beneficio dalla rivoluzione della GenAI ma subiranno in realtà perdite su due fronti – conclude il rapporto Cisac - la perdita di entrate dovute all'uso non autorizzato delle loro opere da parte di modelli di Gen AI senza remunerazione e la ‘cannibalizzazione’ o sostituzione dei loro flussi di entrate tradizionali a causa dell'effetto di sostituzione degli output generati dall'AI, in competizione con le opere create dall'uomo. Si stima che entro il 2028, il 24% delle entrate dei creatori musicali e il 21% dei creatori audiovisivi saranno un rischio, con una conseguente perdita cumulativa di 22 miliardi di euro per i creatori in questi settori in cinque anni”.
Fabrizio Zoccolo
Lunedì 23 Dicembre 2024