A meno di 10 giorni dalla scadenza naturale del suo mandato, il presidente Donald Trump corre il rischio di una seconda procedura di impeachment per rimuoverlo dall'incarico. Lunedì 11 gennaio i Democratici hanno formalmente presentato alla Camera la mozione che propone di mettere sotto accusa il presidente per «incitamento all’insurrezione», attribuendogli con ciò un ruolo di istigazione dell'assalto al Congresso della scorsa settimana. La mozione è stata per ora soltanto avanzata e deve essere sottoposta al voto della Camera. Dal momento che il Partito democratico ha qui una salda maggioranza non avrebbe problemi ad approvarla, come era già accaduto nell'autunno del 2019. Nel febbraio successivo poi il Senato aveva votato contro l'incriminazione e assolto Trump per le due accuse di abuso di potere e ostruzione al Congresso formulate nella fase istruttoria che la Costituzione assegna alla Camera. Anche stavolta, come hanno previsto i Padri Fondatori, sarebbe necessario il voto giudicante del Senato.
La differenza tra impeachment e 25° emendamento
I Democratici hanno contemporaneamente proposto di ricorrere al 25° emendamento, quello che consente di sollevare un presidente incapacitato in determinate circostanze (disabilità, morte, etc). Mentre l'impeachment, come previsto per il Congresso dall'art. II sezione 4 della Costituzione, riguarda «qualsiasi funzionario pubblico degli Stati Uniti», come lo sono gli eletti o i giudici, in caso di «tradimento, corruzione, gravi crimini e delitti», il 25° emendamento riguarda invece solo la prima carica dello Stato e prevede che i suoi poteri passino al vice nel caso il presidente non sia in grado di «espletare i poteri e doveri del suo ufficio»; in questo caso passerebbero a Mike Pence. La Camera chiederà proprio a Pence di attivare l’emendamento, altrimenti verrà portata avanti la procedura di impeachment. Il vicepresidente Pence, al momento, non sembra intenzionato ad attivare il 25° emendamento (che fu adottato tra il 1965 e il 1967 per favorire il passaggio dei poteri in risposta all’assassinio di John F. Kennedy e nei brevi momenti successivi agli interventi chirurgici di Reagan e George W. Bush) preferendo la scadenza naturale del mandato visto che manca una settimana. Quindi i Democratici potrebbero votare la mozione di impeachment già mercoledì 13 gennaio. Il presidente ancora in carica Trump è accusato di aver «istigato violenza contro il governo degli Stati Uniti» con i suoi discorsi sulle elezioni truccate e i suoi appelli a “marciare verso il Campidoglio” poche ore prima dell’irruzione. La mozione cita anche il 14esimo emendamento alla Costituzione che proibisce a chi è stato coinvolto in un’insurrezione antigovernativa di ricoprire cariche pubbliche.
Che cosa potrebbe succedere dopo l'impeachment
Se la Camera approverà la mozione di impeachment sarebbe la seconda volta per Trump, che diventerebbe il primo presidente nella storia degli Stati Uniti ad esser sottoposto a procedura di impeachment per due volte. Probabilmente mancherebbero i tempi tecnico-burocratici per passare l'incriminazione (impeachment significa accusa) al Senato entro il 20 gennaio quando scadrà il mandato di Trump, che fino ad allora manterrà i pieni poteri della presidenza. Diversi giuristi sembrano orientati a ritenere però che il procedimento non decadrebbe con l'incarico di presidente e continuerebbe quindi ad avere validità oltre la fine del mandato del presidente imputato. Si profila qui un intento politico e una battaglia politica. Con un voto specifico al Senato, i Democratici proverebbero a impedire a Trump di occupare in futuro cariche pubbliche, impedendogli quindi di ricandidarsi nel 2024. L'evoluzione politica dei prossimi mesi è imprevedibile e secondo alcuni politologi Trump, in rotta con parte del Partito repubblicano e forte degli oltre 74 milioni di voti popolari ottenuti alle elezioni del 3 novembre, potrebbe anche dar vita a un suo partito – terza forza tra Democratici e Gop - e con esso ricandidarsi fra quattro anni alla presidenza. Per approvare l'impeachment sono necessari i voti di due terzi del Senato. Anche quello uscito ora dalle urne (50 contro 50, pendente a favore dei Democratici col voto della vicepresidente Kamala Harris) non ha i numeri per l'impeachment contro Trump a meno che la procedura non ottenesse il voto di 17 senatori repubblicani.
Trump rischia l'arresto?
E qui torna in campo la politica. Cosa si agita in seno al Gop? Il presidente uscente, pressato dall’establishment repubblicano, nella mattinata di venerdì 7 gennaio ha diffuso una nota di rassicurazione per una «transizione ordinata» ribadendo di aver subìto un furto elettorale che lo ha privato della rielezione. I Democratici si sono detti ottimisti di poter ottenere un sufficiente consenso bipartisan su un’eventuale mozione di impeachment, ma finora sono stati pochi i repubblicani che si sono esposti pubblicamente. Qualcuno che lo ha fatto è stato coperto di insulti incontrando per strada sostenitori di Trump. D'altro canto, alcuni funzionari dell'amministrazione Trump si sono dimessi prima della scadenza del mandato, ultimo in ordine di tempo il ministro della Sicurezza interna. Il partito che Trump aveva compattato fino alle elezioni si troverà di fronte a un dilemma: nessuno può ignorare la forza elettorale e popolare manifestata per Trump alle elezioni del 3 novembre, ma è difficile stimare quanto sia intatta dopo l'assalto al Campidoglio senza precedenti che ha inorridito tanti americani. Se l'impeachment procedesse alla Camera e se fosse votato dai due terzi del Senato dopo la fine del mandato di Trump, si aprirebbe uno scenario in cui tutto è possibile, forse anche qualche processo nella giustizia ordinaria: alcuni deputati democratici hanno già chiesto impeachment, rimozione immediata e arresto per Trump. Alcuni esponenti democratici hanno anche proposto rappresaglie contro i repubblicaniconsiderati fiancheggiatori di Trump. Decine di congressmen avevano obiettato, come è loro prerogativa, circa la certificazione dell'elezione di Biden prima del 6 gennaio. Il Congresso può tecnicamente espellere con maggioranze qualificate i propri membri, ma è difficile pensare che possa accadere: anche perché fra i primi compiti del presidente eletto Joe Biden si configura invece urgente la ricucitura di un'America lacerata stemperando pericolose contrapposizioni che possano esacerbare la spaccatura nel vivo della società e alimentarne la conflittualità.
Fabrizio Zoccolo
Lunedì 18 Gennaio 2021